Padova è collocata all’estremità orientale della pianura Padana, circa 10 km a nord dei Colli Euganei e circa 20 km a ovest della laguna di Venezia. Il territorio comunale si sviluppa su 93 km² interamente pianeggianti e solcati da vari corsi d’acqua, che hanno dato nei secoli forma e protezione alla città.

La città poggia su un terreno composto di materiali fini e limoso-sabbiosi, mentre i sedimenti ghiaiosi sono rari. La distribuzione dei vari livelli stratigrafici è molto irregolare a causa delle frequenti divagazioni e variazioni che i corsi dei suoi fiumi hanno subito durante l’ultima era geologica (si veda per esempio la rotta della Cucca). A ovest della città, nelle aree rurali del quartiere Montà sono ben visibili vari paleoalvei del fiume Brenta.

Confina:

Per quanto riguarda il rischio sismico, Padova è classificata nella zona 4 (sismicità irrilevante) dall’Ordinanza PCM 3274 del 20/03/2003[11].

Idrografia

Veduta dal Ponte delle Torreselle

La città è nata e si è sviluppata all’interno dei bacini idrografici dei fiumi Brenta e Bacchiglione, che hanno fortemente condizionato il tessuto urbano e presentano scorci suggestivi in molti angoli della città[12].

In passato, tali corsi d’acqua erano fondamentali per l’economia cittadina, in particolar modo per la presenza di numerosi mulini e per la loro funzione commerciale, secondariamente per congiungere tramite barche la città con la vicina Venezia e gli altri centri della provincia di Padova. Inoltre, i canali hanno rappresentato a lungo un valido complemento delle opere di fortificazione della città. Le opere di ingegneria fluviale che si sono susseguite nel corso dei secoli, soprattutto per impulso del Magistrato alle Acque della Repubblica di Venezia, hanno permesso di ridurre il rischio di esondazioni che interessano il tessuto urbano della città; gli ultimi grandi lavori risalgono però all’Ottocento. L’attuale complesso sistema di collegamenti e chiuse tra i canali cittadini è in grado di gestire e far defluire onde di piena anche significative, senza gravi pericoli per la città. Le aree a rischio, solo in presenza di piene di dimensioni eccezionali, sono la zona sud-orientale di Terranegra (il cui nome deriva dalle esondazioni a cui era spesso soggetta nei secoli passati), e quella sud-occidentale di Paltana[13].

Canale in riviera San Benedetto

I corsi d’acqua cittadini principali sono:

  • Brenta, che ha origine dai laghi di Levico e Caldonazzo, e delimita il quartiere Nord dai comuni limitrofi.
  • Bacchiglione, che nasce dalle risorgive tra Dueville e Villaverla in provincia di Vicenza; dopo aver ricevuto a Tencarola le acque del Brenta tramite il canale Brentella, entra in città al Bassanello da ovest dove si divide in tre tronchi:
  • Canale di Battaglia, canale artificiale del XII secolo che si distacca dal fiume Bacchiglione in località Bassanello (nella periferia meridionale della città) per dirigersi verso i centri a sud della provincia, ricongiungendosi poi attraverso una rete di canali con il tratto finale del fiume.
  • Canale Scaricatore, che volge verso est convogliando all’esterno della città la maggior parte delle acque del fiume. Fu costruito dal governo austriaco nel 1830, su un progetto della repubblica Serenissima, per regolamentare le piene del fiume, e rimaneggiato nell’anno 1920.
  • Tronco Maestro che scorre verso nord costeggiando il centro storico ad ovest e a nord fino alle Porte Contarine; fungeva da canale difensivo per il lato nord-ovest delle mura duecentesche. Era utilizzato soprattutto per la navigazione.
  • Naviglio Interno, che si dirama dal Tronco Maestro, attraversa il centro storico a sud e ad est, seguendo quello che era il percorso del Medoacus e si ricongiunge con il ramo principale alle Porte Contarine. Era utilizzato soprattutto per alimentare i mulini e se ne distaccano diversi canali secondari, tra i quali il canale di Santa Chiara che esce dalla città verso sud-est per ricongiungersi poco oltre con il canale Piovego.
  • Canale Piovego, che ha origine dalla confluenza del Tronco Maestro e del Naviglio Interno presso le Porte Contarine e prosegue verso il Brenta e Venezia, delimitando a nord le mura cinquecentesche.
Le Porte Contarine

A partire dagli anni cinquanta, le opere di interramento dei canali cittadini, in particolar modo del Naviglio Interno (oggi Riviera Ponti Romani), ne hanno decretato un lungo periodo di abbandono ed hanno alterato irreparabilmente lo stretto connubio tra Padova e le sue acque. È solo negli anni novanta che si è assistito ad un recupero delle vie d’acqua cittadine, ora percorse nuovamente da imbarcazioni; nei primi anni del terzo millennio sono stati eseguiti lavori volti a promuovere il turismo fluviale.

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